IT: l’alibi non è più un’opzione.

Parlando di IT, molte persone pensano che quegli “strani ragazzi” vivano tra monitor, server, telefoni e programmazione.

Posso tranquillamente ammettere che molte volte questa è una descrizione perfetta. Ma non siamo consulenti. Non siamo “certificati” per nessun tipo di software, prodotto o simili. Semplicemente, vogliamo acquisire conoscenze, vogliamo migliorare le nostre capacità.

Qualche tempo fa, un attestato di una certificazione era un vantaggio, a causa dei costi dei corsi e degli esami, delle difficoltà, del compito d’esame reale e monitorato.

Da circa 6-8 anni, i System Integrator o i più “nuovi” VAR, possono ovviare a questo problema con altre strade. Il vero valore aggiunto quindi dove sarebbe?


Pochi considerano l’enorme mole di attività IT svolte, soprattutto dal primo lockdown; il mercato mobile è notevolmente aumentato, il conseguente smart-working ha preso sempre più piede,il “Cloud”, qualunque cosa si pensi sia, è stata inesorabilmente proiettata verso il divenire, dove chiunque può essere sempre connesso per la ripresa dell’attività, in mobilità o in ufficio.

Un vantaggio innegabile poiché dove dominano struttura e competenza, scompaiono problemi, alibi e ritardi.

Parlando di alibi e problemi, possiamo dare le solite scuse: blocchi del sistema, rallentamento della vpn, email non arrivate o non inviabili, struttura di segnalazione inadeguata.

Nessuno pensa a quanto siano critici questi servizi. Nel 2022 la posta elettronica è quasi diventata uno strumento di messaggistica istantanea; possiamo ringraziare Teams, Slack, ecc… per averlo evitato. I servizi di telefonia, proiettati da fine 2010 in VoIP, sono indispensabili per ogni ambito, sia per la staticità dell’ufficio che per la mobilità.

Chi, nel proprio ambito lavorativo, non ha mai avuto a che fare con questi problemi, ammesso che non si stia semplicemente scaldando la sedia, ignora completamente il motivo: è realmente supportato da un team di persone preparate e aperte alle novità se queste significano innovazione e professionalità.

Il grande concetto di professionalità, dove serve, spesso viene meno. Lo vediamo nel barista che non ci saluta all’ingresso di un bar, un cameriere che continua a ignorarci, un fornitore che non risponde ai solleciti, un cliente che fa orecchie da mercante alle notifiche di insoluti.

Eppure ci sono persone che restano ancorate al concetto di “servizio”, come se dipendesse non dalla posizione lavorativa, ma dalla persona. È una differenza sostanziale, e credo che l’idea di base di poter fornire un servizio efficiente ed efficace sia alla base di qualsiasi lavoro.

Diversi anni fa qualcuno mi disse che l’approccio migliore per lavorare come IT Specialist, come consulente oppure come “semplice” sistemista era considerarsi quasi un’azienda a sé stante, addirittura un negozio, dove chiunque si presenti per un problema o una richiesta è da paragonare a un “cliente”.
Questo approccio ha un vantaggio: tutte le attività svolte si adattano a un livello quasi personale.

Chi lavora con questo metodo mette le persone di fronte ai problemi, e riesce a concepire quella che risulta essere la soluzione migliore ancor prima di iniziare a lavorare. Considerare i colleghi come clienti ha come conseguenza la capacità di organizzare l’intero settore aziendale a scadenze fisse. L’idea di base di essere un’azienda che fornisce servizi consente uno sviluppo personale e professionale che spesso non viene riconosciuto.

Dove lavora il reparto IT, il merito non è solo del team, del manager o degli stipendi; la forte conformazione professionale, la curiosità aperta, la voglia di migliorarsi e di imparare sempre di più ha come unica conseguenza la crescita, lo sviluppo, il divenire una piccola “eccellenza” interna, capace di togliere quel “rumore di fondo” che permette alibi e problemi.

Poi ci sono gli altri, quelli che aspettano le 17.30 per uscire e che puntualmente alla stessa ora ogni giorno, da circa due anni, riavviano il server di posta e il centralino telefonico perché “a volte si bloccano”.